Le Avanguardie storiche del '900
Dal francese avant-garde (trad. "prima della guardia"), il termine,
tratto dal linguaggio militare (l'avanguardia è il reparto che precede il
blocco forte dell'esercito per aprirgli il varco), è impiegato anche per
indicare i diversi movimenti letterari, artistici e culturali caratterizzati da una sensibilità più
"avanzata" rispetto a quella dominante. Si parla di avanguardie
storiche per distinguere quelle di primi decenni del '900 dalle Neoavanguardie,
sorte dopo la II Guerra Mondiale. Le avanguardie storiche sono caratterizzate
da tendenze radicali a rompere con i
codici artistici tradizionali e con
le convenzioni borghesi. Rifiutando
tutti i valori, mettevano in discussione il valore e il concetto stesso di
arte; infatti, secondo loro l’arte deve scuotere
e sconvolgere, per contribuire a
migliorare la vita. La funzione dell’artista è quindi di costruire una vita
“estetica”, dominata dall’arte. Per realizzare tutto ciò le avanguardie fecero
dello sperimentalismo il loro orientamento metodologico: operando in gruppi per
abbattere ogni barriera tra le varie arti.
I gruppi di avanguardia attuano una opposizione alla cultura dominante o
appartandosi aristocraticamente o partecipando rumorosamente al dibattito
pubblico. In diversi casi hanno in comune l’uso dei manifesti, testi nei quali è scritta la loro
dichiarazione di intenti. Tra i più importanti movimenti che volevano essere
più "avanti" rispetto ai contemporanei e rompere con la tradizione e
le convenzioni sono: il Dadaismo, il Surrealismo, l'Espressionismo, il
Futurismo.
SURREALISMO
Il
surrealismo è un movimento culturale
molto diffuso nella cultura del novecento che nasce come evoluzione del Dadaismo. Ha coinvolto tutte le
arti visive, anche letteratura e cinema, quest'ultimo nato negli
anni
venti
a Parigi, dove, nel 1925 è
stata allestita la prima mostra del movimento.
Esso
ebbe come principale teorico il poeta André Breton, che canalizzò la
vitalità distruttiva del dadaismo. Breton fu influenzato
dalla lettura de L'interpretazione dei
sogni
di Freud del 1899; dopo averlo letto
arrivò alla conclusione che era inaccettabile il fatto che il sogno (e
l'inconscio) avesse avuto così poco spazio nella civiltà moderna e pensò quindi
di fondare un nuovo movimento artistico e letterario in cui il sogno e
l'inconscio avessero un ruolo fondamentale.
Il
primo Manifesto
surrealista
del 1924, definì così il
surrealismo:«Automatismo psichico
puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la
scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del
pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di
fuori di ogni preoccupazione estetica e morale.» Il surrealismo è quindi un automatismo psichico, ovvero quel
processo in cui l'inconscio, quella parte di noi che emerge durante i sogni,
emerge anche quando siamo svegli e ci permette di associare libere parole,
pensieri e immagini senza freni inibitori e scopi preordinati. I surrealisti si
avvalevano di diverse tecniche per far in modo di attivare il loro inconscio,
una di queste è il cadavre exquisi
(cadavere squisito), tecnica basata sulla casualità e sulla coralità, che
prevede la collaborazione di più artisti: uno di essi comincia l'operazione
tracciando un disegno, una figura, che deve essere ignorata dagli altri, poi il
foglio deve essere passato a tutti i partecipanti, uno per uno, i quali a loro
volta faranno una figura, e così via. Questa tecnica era utilizzata dai
surrealisti anche in ambito poetico, ovvero aggiungendo uno per uno una parola,
ignorando lo scopo finale dei singoli. Il nome della tecnica deriva infatti da
una poesia surrealista: "Il cadavere squisito berrà il vino nuovo".
Il
surrealismo ha tra le sue tematiche principali:
·
amore, inteso come fulcro
della vita
·
sogno e follia, considerati i mezzi
per superare la razionalità.
·
liberazione dell'individuo dalle
convenzioni sociali.
Il
movimento surrealista vide la partecipazione di un grande numero di scrittori e
artisti di diverso orientamento, spesso in conflitto tra loro e con lo stesso
Breton, guida spirituale del movimento.
Tra
gli artisti visivi più noti troviamo i belgi René Magritte e Paul Delvaux , gli spagnoli Salvador Dalí e Joan Miró, il tedesco Max Ernst.
Per
quanto riguarda la letteratura, oltre al fondatore del movimento André Breton, vanno ricordati Robert Desnos, Paul Éluard, Louis Aragon, Antonin Artaud
Per quanto riguarda il cinema, il regista spagnolo Luis Bunuel e
la regista francese Gemaine Dulac.
DADAISMO
Il
Dadaismo o Dada è una tendenza artistico culturale nata a Zurigo, nella Svizzera neutrale della Prima
guerra mondiale, e sviluppatasi tra il 1916 e il 1920 anche in altri paesi
come Germania e Francia. Il movimento ha interessato soprattutto le arti visive, la letteratura (poesia, manifesti
artistici),
il teatro e la grafica e esprimeva la sua
politica contro la guerra attraverso un rifiuto dei modi consueti di intendere
l'arte producendo opere che erano contro
l'arte stessa. Il dadaismo ha messo in dubbio e stravolto le convenzioni
dell'epoca, dalla produzione artistica, fino alle ideologie politiche; ha
inoltre proposto il rifiuto della ragione e della logica, ha enfatizzato la
stravaganza, la derisione e l'umorismo. Gli artisti dada
erano volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti
delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività per la quale
utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili. Secondo i dadaisti
stessi, il dadaismo non era arte, era anti-arte. Tentava, infatti, di
combattere l'arte con l'arte. Per ogni cosa che l'arte sosteneva, Dada
rappresentava l'opposto. Se l'arte prestava attenzione all'estetica, Dada ignorava
l'estetica; se l'arte doveva lanciare un messaggio implicito attraverso le
opere, Dada tentava di non avere alcun messaggio, infatti l'interpretazione di
Dada dipende interamente dal singolo individuo; se l'arte voleva richiamare
sentimenti positivi, Dada offendeva. Ironicamente, Dada è diventato un
movimento che ha influenzato l'arte moderna. Il luogo dove, nel 1916, viene
fondato il movimento è il Cabaret Voltaire a Zurigo. Qui si riuniscono i suoi
esponenti più rappresentativi. Tristan Tzara, scrittore e poeta rumeno, è il direttore l’ideatore e l'organizzatore. Inoltre vanno
ricordati Marcel Duchamp, Francis Picabia, Hans Harp, Hans Richter.
La
tattica di destabilizzazione dadaista si perfezionava infatti attraverso un
incessante antagonismo nei confronti dei borghesi, volto a suscitare
l’irritazione e poi a scuotere la fantasia “cristallizzata”. I Dadaisti usano
forme casuali realizzate con materiali poco consueti: i canti tribali diventano
poesie, gli oggetti di tutti i giorni, per un diverso accostamento, acquistano
improvvisamente un significato inatteso e spiazzante. L'opera non è più
l’immagine della natura né l’espressione di uno stato d’animo, è solamente se
stessa, significa nient’altro. Tutto è casuale e provvisorio, abbandonate tutte
le regole sulla produzione delle immagini, adottano e sperimentano tecniche
nuove. I dadaisti si auto definiscono “tecnici di montaggio” adottano le
tecniche di collage e incollano e sovrappongono su di un supporto che può
essere stato in precedenza un dipinto, forme di ritaglio, casualmente, in
materiali diversi, come pezzi di carta, ritagli di giornale, fotografie,
piccoli oggetti anche tridimensionali.
ESPRESSIONISMO
Con il termine espressionismo si usa definire la
propensione di un artista a privilegiare, esasperandolo, il lato emotivo della
realtà rispetto a quello percepibile oggettivamente.
In senso generale, anche artisti come Matthias Grünewald ed El Greco possono essere considerati espressionisti, ma storicamente "espressionismo"
è un movimento culturale europeo circoscrivibile a circa un ventennio che coincide con i primi anni del
1900, inquadrabile nelle cosiddette avanguardie artistiche e sviluppato soprattutto in Germania tra il 1905 e il 1925. Si oppone concettualmente al razionalismo o all'architettura
sachlich, detta anche "oggettiva".
L'espressionismo proponeva una rivoluzione del
linguaggio che contrapponeva all'oggettività dell'impressionismo la sua soggettività.
L'impressionismo rappresenta una sorta di moto
dall'esterno all'interno, cioè era la realtà oggettiva a imprimersi nella coscienza soggettiva dell'artista;
l'espressionismo costituisce il moto inverso, dall'interno all'esterno: dall'anima dell'artista direttamente nella realtà, senza mediazioni. Il senso
dell'Espressionismo produce una ribellione dello spirito contro la materia e
quindi gli occhi dell'anima sono la base
di partenza della poetica espressionistica. L'occhio interno si sostituisce a
quello esterno. Il nuovo linguaggio
riprende alcuni elementi romantici, come ad esempio l'identificazione romantica fra arte e vita. La
natura dell'espressionismo è ricca di contenuti sociali e di drammatica
testimonianza della realtà. Ma la realtà tedesca dei primi anni del secolo è la realtà amara della guerra, di contraddizioni politiche, di perdita di valori ideali, di aspre
lotte di classe, e proprio questi furono i temi principali e dolorosi degli
artisti espressionisti. Inoltre gli artisti espressionisti polemizzano contro
la società borghese, contro l'alienazione del mondo del lavoro, contro la
visione positivistica del mondo, dello scientismo e delle leggi di causalità.
Se le basi dell'espressionismo nelle arti
figurative sono rintracciabili nell'estetica romantica, che ha assegnato
all'opera d'arte non più il compito di riprodurre, più o meno fedelmente, la
realtà, bensì il ruolo intermedio tra l'artista ed il mondo, tra il sentimento
e le idee che l'opera manifesta e l'ambiente che rappresenta, le prime
avvisaglie dell'espressionismo sono evidenti nel Simbolismo; basta pensare al
principio delle linee curve e del colore resi in funzione dello stato d'animo,
proposto da Gauguin e ripreso da Van Gogh che fu anche il primo a meritarsi la definizione di artista
espressionista. Tra gli altri precursori non si può dimenticare il norvegese Munch con alcune sue deviazioni dal Simbolismo francese verso un'intensità
espressiva tipicamente nordica. Uno degli ultimi precursori fu il belga James Ensor, con la sua grottesca ripresa di elementi fiamminghi.
L'Espressionismo si manifestò principalmente in
due aree diverse: in Francia nelle opere dei Fauves e in Germania in quelle del gruppo Die Brücke. Gli artisti erano accomunati dalla volontà di esprimere tensioni,
stati d'animo e sentimenti attraverso la violenza del colore, la sintesi della
forma, l'incisività del segno. I soggetti preferiti furono i nudi, i paesaggi,
le scene di vita quotidiana e le città. Recuperarono tecniche da tempo in
disuso, come la xilografia (l'incisione sul legno). I pittori detti Fauves
presentarono i propri lavori al Salon d'Automne di Parigi nel 1905. Fu un
critico del tempo, Louis Vauxcelles, ad affibbiare loro questa definizione,
considerando le loro tele opere di "selvaggi" per l'uso aggressivo
del colore. Tra gli artisti Fauves riuniti nella stanza centrale del Salon del
1905: Henri Matisse, André Derain e Maurice de
Vlaminck.
In area tedesca si formarono i gruppi Die Brücke e Blaue Reiter. Il primo nacque per iniziativa di una piccola cerchia di artisti di
Dresda, Ernst Ludwig
Kirchner, Erich Heckel e Karl
Schmidt-Rottluff, i quali vollero rappresentare
la sofferenza della condizione umana ed esaltare la spontaneità
dell'ispirazione attraverso una violenta deformazione dei corpi, l'esasperazione
dei colori e un linguaggio incisivo, immediato, a volte eccessivo. Il
linguaggio degli espressionisti tedeschi si fonda sull'uso di colori violenti e
innaturali e sull'uso di linee dure e spezzate. Essi non applicano le leggi della
prospettiva e non cercano di dare l'illusione del volume e della profondità; colori e linee sono sufficienti a comunicare con impetuosa violenza
la visione drammatica e pessimistica che questi artisti hanno del mondo e della
società in cui vivono. Le premesse ideologiche del movimento furono chiarite da
Ernst Ludwig
Kirchner nel manifesto "Il Ponte" (Die Brücke), una xilografia che accompagnava la prima mostra del gruppo nel 1906
a Dresda; il gruppo fu attivo anche a Berlino, tra il 1911 e il 1913. L'intenso
naturalismo primordiale sospinto da pittori quali Emil Nolde lascerà il posto ad una tensione sempre più ossessiva e psicologica,
che si rifletterà su descrizioni di squallidi e grotteschi ambienti mondani e
dopo l'esperienza della prima guerra mondiale sfocerà in una satira sociale.
Gli Espressionisti, per una connaturata propensione
a rivolgersi ad un pubblico ampio, diedero origine ad un fenomeno che sarà
tipico del XX secolo, cioè la pubblicazione di riviste indipendenti e
autoprodotte. Organo per eccellenza dell'espressionismo tedesco fu la rivista Der Sturm.
Nei decenni successivi questo movimento ha
parzialmente influenzato altri artisti. Nel 1911 Kandinskij e Franz Marc fondano a Monaco Der Blaue Reiter (Il cavaliere azzurro). Questa esperienza, seppur ancora inquadrabile
all'interno del movimento espressionista, spesso si risolve in una forma
romantica di orfismo, in un tentativo di unione dello spirito del pittore con
l'anima pulsante dell'universo.
Il Cavaliere azzurro fu un fenomeno di vasta
portata, nel quale il linguaggio del colore si fece sempre più libero e
intenso. Sotto l'impulso di Kandinskij, i suoi protagonisti si volsero verso
nuovi modi espressivi, verso la creazione di spazi immaginari, verso l'astrazione
lirica e fantastica della realtà.
Tra i maggiori esponenti dall'inizio del XX
secolo: Oskar
Kokoschka, Edvard Munch, Egon Schiele, E. L.
Kirchner .
Letteratura
Se il profeta del movimento espressionista in
letteratura si può considerare Max Scheler con la sua filosofia volta alla rivalutazione della sfera affettiva,
il caposcuola fu Franz Werfel, esaltatore della liberazione dell'uomo dai ceppi materialistici della
vita. Il travolgente dinamismo, il superamento della realtà, i diritti
dell'irrazionale e degli istinti primordiali, l'anelito all'amore universale
costituirono la tematica dell'espressionismo in letteratura.
Fra i poeti si ricordano:Georg Trakl; Else
Lasker-Schüler; Gottfried Benn; Georg Heym, Alfred Lichtenstein.
Teatro
L'Espressionismo teatrale, partendo da un punto
fortemente critico nei confronti dell'ordine sociale, si realizzò in opere
violentemente satiriche nel genere comico e di negazione totale e spesso pessimistica nel
genere drammatico. La scenografia tese a strappare lo spettatore dalla concretezza della realtà per
trascinarlo nella visione interiore del poeta; gli attori ricorsero a effetti
di voce e di gesto che cercavano di trasportare i personaggi su un piano
mistico e simbolico. Fondamentali furono il rifiuto dell'impressionismo
fotografico, l'atteggiamento dinamico anziché statico nei confronti della
realtà, la ricerca dell'essenza assoluta e non del particolare, il
perseguimento dell'irrazionalismo e del lirismo estatico. L'Espressionismo
teatrale si sviluppò soprattutto negli anni che vanno tra il 1918 e il 1927.
Tra i maggiori esponenti ricordiamo:Ernst Toller; Frank Wedekind; Carl Sternheim; Georg Kaiser; Walter Hasenclever.
Tra i maggiori esponenti ricordiamo:Ernst Toller; Frank Wedekind; Carl Sternheim; Georg Kaiser; Walter Hasenclever.
Se il padre dell'Espressionismo in Germania fu
Wedekind, all'estero fu soprattutto Strindberg con i suoi calvari spirituali e i drammi da camera ad imprimere una
guida per un espressionismo puro. L'Espressionismo teatrale inseguirà una
purificazione dell'uomo, cercando in ogni ambito di vita una certa libertà. Se
le prime rappresentazioni partirono da drammi fiabeschi-mitologici e religiosi,
in seguito l'Espressionismo affrontò le tematiche della guerra proponendo opere
pacifiste.
Cinema
Le stesse caratteristiche di onirismo allucinatorio
e distorsione visiva si ritrovano nella cinematografia espressionista; il film
più rappresentativo è sicuramente Il gabinetto del dottor
Caligari, di Robert Wiene del 1920.
Musica
Il "melodram" (melologo) Pierrot Lunaire del 1912
di Arnold Schönberg è ormai universalmente
considerato come il manifesto dell'Espressionismo musicale e questa data è, da
alcuni, considerata come data di nascita della atonalità,
anche se l'archetipo della musica espressionistica viene considerata il Wozzeck di Berg. Tipici della musica
espressionista sono la tecnica atonale o pantonale, l'adozione dello Sprechgesang
o canto parlato, e, specie in Erwartung,
la concezione dell'opera d'arte come espressione dell'Urschrei, grido
originario dell'anima in preda all'orrore e all'angoscia. Nacque per stabilire
una corrente artistica che investiva pittura, teatro e musica.
FUTURISMO
La
rottura con il passato
Il futurismo è un’avanguardia storica di matrice
totalmente italiana. Nato nel 1909, grazie al poeta e scrittore Filippo Tommaso
Marinetti, il futurismo divenne in breve tempo il movimento artistico di
maggior novità nel panorama culturale italiano. Si rivolgeva a tutte le arti,
comprendendo sia poeti che pittori, scultori, musicisti, e così via, proponendo
in sostanza un nuovo atteggiamento nei confronti del concetto stesso di arte.
Ciò che il futurismo rifiutava era il concetto di
un’arte élitaria e decadente, confinata nei musei e negli spazi della cultura
aulica. Proponeva invece un balzo in avanti, per esplorare il mondo del futuro,
fatto di parametri quali la modernità contro l’antico, la velocità contro la
stasi, la violenza contro la quiete, e così via.
In sostanza il futurismo si connota già al suo
nascere come un movimento che ha due caratteri fondamentali:
· l’esaltazione della modernità;
· l’impeto irruento del fare artistico.
Il futurismo ha una
data di nascita precisa: il 20 febbraio 1909. In quel giorno, infatti,
Marinetti pubblicò sul «Figaro», giornale parigino, il Manifesto del Futurismo.
In questo scritto sono già contenuti tutti i caratteri del nuovo movimento.
Dopo una parte introduttiva, Marinetti sintetizza in undici punti i principi
del nuovo movimento.
1. Noi vogliamo cantar l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla
temerità.
2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali
della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi e il
sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il
passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una
bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo
cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un
automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della
Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta
ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua
orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e mugnificenza,
per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
7. Non v’è più bellezza, se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia
un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere
concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a
prostrarsi davanti all’uomo.
8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo
guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte
dell’Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già
nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il
militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertarî, le belle idee
per cui si muore e il disprezzo della donna.
10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni
specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà
opportunistica.
11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla
sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle
capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei
cantieri incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde,
divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole pei contorti
fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi,
balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che
fiutano l’orizzonte, le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle
rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante
degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra
applaudire come una folla entusiasta.
In un altro suo
scritto, Marinetti disse come doveva essere l’artista futurista.
«Chi pensa e si esprime con originalità, forza,
vivacità, entusiasmo, chiarezza, semplicità, agilità e sintesi. Chi odia i ruderi,
i musei, i cimiteri, le biblioteche, il culturismo, il professoralismo,
l’accademismo, l’imitazione del passato, il purismo, le lungaggini e le
meticolosità. Chi vuole svecchiare, rinvigorire e rallegrare l’arte italiana,
liberandola dalle imitazioni del passato, dal tradizionalismo e
dall’accademismo e incoraggiando tutte le creazioni audaci dei giovani».
Il fenomeno del
futurismo ha quindi una spiegazione genetica molto chiara. La cultura
dell’Ottocento era stata troppo condizionata dai modelli storici. Il passato,
specie in Italia, era divenuto un vincolo dal quale sembrava impossibile
affrancarsi. Oltre ciò, la tarda cultura ottocentesca si era anche
caratterizzata per quel decadentismo che proponeva un’arte fatta di estasi
pensose quale fuga dalla realtà nel mondo dei sogni. Contro tutto ciò insorse
il futurismo, cercando un’arte che esprimesse vitalità e ottimismo per
costruire un mondo nuovo basato su una nuova estetica.
L’adesione al
futurismo coinvolse molte delle giovani leve di artisti, tra cui numerosi
pittori che crearono nel giro di pochi anni uno stile futurista ben chiaro e
preciso. Tra essi, il maggior protagonista fu Umberto Boccioni al quale si
affiancarono Giacomo Balla, Gino Severini, Luigi Russolo e Carlo Carrà.
Il movimento ebbe due
fasi, separate dalla prima guerra mondiale. Lo scoppio della guerra disperse
molti degli artisti protagonisti della prima fase del futurismo. Boccioni morì
nel 1916 in guerra. Carrà, dopo aver incontrato De Chirico, si rivolse alla
pittura metafisica e come lui, altri giovani pittori, quali Mario Sironi e
Giorgio Morandi, i cui esordi erano stati da pittori futuristi.
Nel dopoguerra il
carattere di virile forza di questo movimento finì per farlo integrare
nell’ideologia del fascismo, esaurendo così la sua spinta rinnovatrice e finire
paradossalmente assorbito negli schemi di una cultura ufficiale e reazionaria.
Questa sua adesione al fascismo ne ha molto limitato la critica riscoperta da
parte della cultura italiana che ha sempre visto questo movimento come qualcosa
di folkloristico e provinciale. La sua rivalutazione sta avvenendo solo da
pochi anni e solo dopo che soprattutto la storiografia inglese ha storicamente
rivalutato questo fenomeno artistico. Il futurismo, tuttavia, nonostante il suo
limite di essere un movimento solo italiano, e non internazionale, ha
esercitato notevole influenza nel dibattito artistico di quegli anni,
contribuendo in maniera determinante alla nascita delle avanguardie russe,
quali il Cubofuturismo, il Suprematismo e il Costruttivismo.
I
manifesti
Uno dei tratti più
tipici del futurismo è proprio la grande produzione di manifesti. Attraverso
questi scritti gli artisti dichiaravano i propri obiettivi e gli strumenti per
ottenerli. Essi risultano, quindi, molto importanti per la comprensione del
futurismo. Da essi è possibile non solo valutare le intenzioni degli artisti,
ma anche in che misura le intenzioni si sono attuate nella loro produzione
reale.
Il primo manifesto
sulla pittura futurista risale al 1910. A firmarlo furono Boccioni, Carrà,
Russolo, Severini e Balla. In esso non si va molto oltre della semplici
enunciazioni di principi che ricalcano gli obiettivi fondamentali del
movimento. Si ribadisce il rifiuto del passato, dell’accademismo, delle
convenzioni e delle imitazioni.
Molto più
interessante appare il secondo manifesto che gli stessi artisti redassero
l’anno successivo, e datato 11 febbraio 1911. In esso – La pittura futurista.
Manifesto tecnico – si legge:
Il gesto, per noi, non sarà più un momento fermato
del dinamismo universale: sarà, decisamente, la sensazione dinamica eternata
come tale.
Tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido.
Una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare
incessantemente. Per la persistenza delle immagini nella retina, le cose in
movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello
spazio che percorrono. Così un cavallo da corsa
non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari.
In questo passo si
coglie già uno dei principali fondamenti della pittura futurista: l’intenzione
di rappresentare non degli oggetti statici ma degli oggetti in continuo
movimento. E cercando soprattutto di rappresentarli conservando l’immagine
visiva del loro dinamismo. La sensazione dinamica doveva ricercarsi
moltiplicando le immagini, scomponendole e ricomponendole secondo le direzioni
del loro movimento.
Più oltre segue un
passo che ci fornisce un altro dei parametri fondamentali della pittura
futurista.
Lo spazio non esiste più; una strada bagnata dalla
pioggia e illuminata da globi elettrici s’inabissa fino al centro della terra.
Il Sole dista da noi migliaia di chilometri; ma la casa che ci sta davanti non
ci appare forse incastronata nel disco solare? […] Le sedici persone che avete
intorno a voi in un tram che corre sono una, dieci, quattro tre: stanno ferme e
si muovo; vanno e vengono, rimbalzano sulla strada, divorate da una zona di
sole, indi tornano a sedersi, simboli persistenti della vibrazione universale.
E, talvolta, sulla guancia della persona con cui parliamo nella via noi vediamo
il cavallo che passa oltre. I nostri corpi entrano nei divani su cui ci
sediamo, e i divani entrano in noi, così che il tram che passa entra nelle
case, le quali alla loro volta si scaraventano sul tram e con esso si
amalgamano.
«I nostri corpi
entrano nei divani, e i divani entrano in noi»: la frase esprime con estrema
chiarezza uno dei tratti più tipici del futurismo: la scelta di intersercare le
immagini, arrivando ad una rappresentazione di sintesi dove tutte le cose si
compenetrano tra loro creando un nuovo tipo di spazialità.
Parte del manifesto
è ovviamente dedicata allo stile, affermando che la nuova pittura deve basarsi
sulla scomposizione del colore già attuata dai divisionisti. Ma il divisionismo
deve essere solo uno strumento, non un fine della rappresentazione. La
scomposizione dei colori (che loro definiscono «complementarismo congenito»),
non solo deve esaltare la sensazione di dinamicità, ma deve contribuire a
quella nuova spazialità dove è proprio la luce, insieme al moto, a far
compenetrare gli oggetti tra loro.
Il manifesto si
conclude con una sintesi finale espressa in quattro punti:
NOI PROCLAMIAMO:
1. Che il complementarismo congenito è una necessità assoluta nella
pittura, come il verso libero nella poesia e come la polifonia nella musica;
2. Che il dinamismo universale deve essere reso come sensazione dinamica;
3. Che nell’interpretazione della Natura occorre sincerità e verginità;
4. Che il moto e la luce distruggono la materialità dei corpi.
La
modernità e la velocità
La pittura
futurista ha molte analogie con il cubismo e qualche notevole differenza. Il
cubismo scomponeva l’oggetto in varie immagini e poi le ricomponeva in una
nuova rappresentazione. Il futurismo non intersecava diverse immagini della
stessa cosa ma interseca direttamente diverse cose tra loro. Il risultato
stilistico a cui si giungeva era, però, molto simile ed affine. Del resto, non
bisogna dimenticare che gli artisti futuristi erano ben a conoscenza di ciò che
il cubismo faceva in Francia. Non solo perché il futurismo nacque, di fatto, a
Parigi con Marinetti, ma anche perché uno di loro, Gino Severini, viveva ed
operava nella capitale francese.
Ciò che invece
distingue principalmente i due movimenti fu soprattutto il diverso valore dato
al tempo. Come detto, la dimensione temporale era già stata introdotta nella
pittura dal cubismo. Ma si trattava di un tempo lento, fatto di osservazione,
riflessione e meditazione. Il futurismo ha invece il culto del tempo veloce.
Del dinamismo che agita tutto e deforma l’immagine delle cose.
È proprio la
velocità il parametro estetico della modernità. Del resto il mito della
velocità per il futurismo ha degli impeti quasi religiosi. Disse Marinetti in
un suo scritto: «Se pregare vuol dire comunicare con la divinità, correre a
grande velocità è una preghiera».
Nei quadri
futuristi, la velocità si traduceva in linee di forza rette che davano l’idea
della scia che lasciava un oggetto che correva a grande velocità. Mentre in
altri quadri, soprattutto di Balla, la sensazione dinamica era ricercata come
moltiplicazione di immagini messe in sequenza tra loro. Così che le
innumerevoli gambe che compaiono su un suo quadro non appartengono a più
persone, ma sempre alla stessa bambina vista nell’atto di correre («Bambina che
corre sul balcone»).
COME SI DIFFUSE IL FUTURISMO
Il futurismo s’impone come un’organizzazione culturale, politica,
editoriale con un’ideologia che tende a diventare un «costume di vita».
·
Le famose «serate» di incontro col pubblico nei teatri: la componente
spettacolare, legata alla recitazione dei testi, giungeva al coinvolgimento
diretto del pubblico spingendolo alla rissa.
·
Riviste come Lacerba, sulla quale venivano dibattute le idee futuriste.
·
L'appoggio dato ai movimenti nazionalistici e al fascismo; l'amore per
la rissa e la violenza; l'atteggiamento spregiudicato e ultramodernista.
·
Per merito di queste iniziative, numerose e rumorose, il futurismo si
diffuse in breve in tutta la penisola italiana, espandendosi poi in vari paesi
europei.
LA LINGUA DEI FUTURISTI
Questi contenuti
devono essere espressi in un nuovo modo, perciò Marinetti:
·
abolì il culto della tradizione, nelle poetiche e nel linguaggio;
·
rigettò la sintassi, le parti qualificative del discorso (avverbi e
aggettivi);
·
propose di usare le «parole in libertà», cioè senza alcun legame
grammaticale-sintattico fra loro, senza organizzarle in frasi e periodi;
·
sostenne la necessità di usare i più disparati elementi linguistici
(espressioni dialettali, neologismi, onomatopee di suoni animali e meccanici),
per esprimere immediatamente il meccanicismo psichico dell’impressione.
LEGAME
CON IL FASCISMO
Il futurismo portò
ad uno sconvolgimento delle forme espressive dell’arte, ma non seppe o non
volle elaborare né un’adeguata poetica né un’ideologia rivoluzionaria. Negli
anni successivi esso sviluppò solamente un atteggiamento nazionalistico:
Marinetti divenne in Italia uno dei più importanti rappresentanti della cultura
fascista.
L’ESEMPIO RUSSO
Il messaggio
futurista non fu ambiguo in Russia, dove con la Rivoluzione d’ottobre vi fu un
radicale rovesciamento del sistema produttivo e una presa di coscienza tragica
e profonda del cambiamento delle strutture fondamentali della società.
·
I temi fondamentali del movimento, così come li espone Marinetti nel Manifesto del futurismo, sono:
·
l’amore del pericolo
·
l’abitudine all’energia
·
il culto per il coraggio e l’audacia
·
l’ammirazione per la velocità
·
la lotta contro il passato ("noi vogliamo distruggere i musei, le
biblioteche, le accademie d’ogni specie")
·
l’esaltazione del movimento aggressivo (" l’insonnia febbrile, il
passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno")
·
la guerra ("sola igiene del mondo").
Le caratteristiche essenziali dell’atteggiamento futurista sono due:
·
l’intento di "svegliare" la sensibilità attraverso una
sensibilità definita "gagliarda", in cui tutti i cinque sensi fossero
proiettati in una continua sollecitazione segnata dalla velocità;
·
il carattere analitico, mediante il quale le sensazioni vengono
esaminate e razionalizzate, ridotte a formule facilmente applicabili a ogni
aspetto dell’attività umana e della cultura.
Thomas
Stearns Eliot
·
la crisi della cultura occidentale
·
il rifiuto del passato e la rottura con la
tradizione
Opere
Caratteristiche della poesia eliotiana
Sin dalle prime poesie, Eliot accosta una critica
alla vacuità e alla frivolezza della società di Boston e di Londra a visioni di lirica bellezza: il bello è abbinato
allo squallido. Il disinganno politico di cui è infusa la sua poesia è da
relazionarsi con lo stato di shock in cui si trovava quella generazione che aveva
sprecato la propria giovinezza nella Prima Guerra Mondiale. I contrasti tra le leggende e i miti classici, i rituali, le bellezze
antiche e lo squallore delle osterie è proposto senza alcun commento, ma con
versi taglienti e duri, attraverso un’alternanza di termini aulici e
colloquiali. La sua poesia propone una partecipazione dinamica e attiva, in
quanto l’utilizzo dell’apparato mitologico, le citazioni da testi classici,
l’uso di svariate lingue si appellano al lettore, il quale è chiamato a
completare l’opera con la propria esperienza; un meccanismo, questo, che si
trova anche nelle contemporanee opere di James Joyce. Eliot usa un metalinguaggio,
cercando di proporre nuovi valori in un mondo in cui di fatto i criteri di
credenza universalmente accettati si sono dissolti. La poesia di Eliot è modernista: non presenta, cioè,
un’ordinata sequenza di pensieri o uno sviluppo logico, quanto piuttosto una
serie di “fotogrammi”, di frammenti non collegati l’un l’altro da connessioni
logiche. Il clima culturale in cui si inserisce l’opera eliotiana è di profonda
crisi esistenziale: sono ad essa contemporanee varie espressioni della condizione
dell’uomo: Espressionismo, Cubismo, Surrealismo, Dadaismo, Astrattismo, Futurismo, Esistenzialismo, Relativismo in campo scientifico, sviluppo
della Psicoanalisi, la scoperta della divisibilità dell’atomo.
Per Eliot inoltre, il poeta deve collocarsi
all’interno del proprio tempo storico con la consapevolezza che il suo
passato, “tutta la letteratura d’Europa sin da Omero”, è altrettanto presente quanto ciò che sta
avvenendo nello stesso ambito culturale nel tempo che gli è contemporaneo.